2 ottobre 2007 – La conferenza stampa
Quali sono stati i riferimenti di questo film di genere? Sembra simile al cinema inglese inventato da Guy Ritchie. Anche per la scelta di utilizzare attori che conosciamo per ruoli più leggeri. Come mai questa scelta? Forse per rendere più secco il melodramma?
Marco Martani: Conosco e apprezzo Guy Ritchie, ma la sua caratteristica è quella di usare il grottesco, io l’ho evitato, anche per rispetto verso la storia raccontata. Forse la struttura natrrativa poteva avvicinarsi al suo cinema, anche perché questo potrebbe sembrare un film corale. Gli intrecci creano un ritmo che abbiamo già sperimentato in Notte prima degli esami. In realtà è difficile dire a chi un regista si ispira, i riferimenti possono essere casuali. Personalmente amo i gangster movie del sud est asatico. Forse ho usato immagini che mi piacevano, che fanno parte della cultura di ognuno di noi. Cerco di tirarne fuori qualcosadi buono.
Per quanto riguard ail cast, ho scelto gli attori che sono bravi, non me ne frega niente di quello che hanno fatto prima. Anche attori che hanno una sola posa nel film, sono attori a 360 gradi. I protagonisti sono credibili nella commedia e in tutti gli altri generi, è la scelta base per la credibilità di un film. Nessuno di noi dimentica che Giorgio è stato un meraviglioso prof. Martinelli, ma sia lui, che Nicolas, che Carolina sono stati scelti perché credevo in loro. Molti attori, quasi tutti, sono stati scelti sulla base di provini e sono stati presi perché funzionavano.
Dal punto di vista visivo, avete scelto una fotografia desaurata, per quale motivo?
MM: C’è stato un lavoro quasi maniacale: con Marcello Montarsi, il direttore della fotografia, abbiamo scelto il tipo di grana anche in base al tipo di location. La differenza che c’è tra gli ambienti del primario a quelli dei ragazzi hanno tenuto conto anche di un contrasto cromatico, già in fase di preparazione. Quando il male entra nella casa del protagonista, entra in un ambiente cromaticamente caldo, nulla è stato lasciato al caso.
Questo film sembra che abbia una struttura molto moderna, molta azione e parecchia violenza. È più indirizzato a un pubblico giovane?
MM: Spero che funzioni e che prenda sia il pubblico giovane che quello meno giovane. Io non ho fatto nessun tipo di studio sul target di riferimento. Quando abbiamo scritto la sceneggiatura, con Fausto Brizzi e Luca Poldelmengo, abbiamo pensato a far entrare il pubblico dentro i personaggi e a non lasciarli mai più, a far provare una completa empatia. Gli attori, secondo me, hanno dato veramente il massimo. Se il film è moderno oppure no, non lo so. È il mio primo film, quindi ho cercato di assecondare il mio gusto personale. Se piace ai giovani sono contento, ma spero che piaccia a tutti.
Nella nota degli autori dite che il film è la storia di una sfida tra bene e male. Il mele è evidente, il bene molto meno. Forse intendete dire che il male è più organizzato del bene?
MM: Indubbiamente il male è più organizzato. L’idea della sfida tra bene e male però trova riscontro tra i due ragazzi: sicuramente Diego è un tipo problematico, ma all’inizio dice che è felice e che per lui è incredibile. Ha passato un’adolescenza difficile, ma questa ragazza, Asia, gli ha dato tranquillità, quindi l’amore è fonte di bene. Solo che non si può dimenticare il passato, perciò quando il male si scontra con Asia, la rabbia sopita di Diego esplode.
Giorgio Faletti: Questa nonn è una lotta tra bene e male. Il male è un fatto acquisito. Credo che la storia sia un’equilibrio precario che esiste tra Diego e Asia. Lei è una ragazza buona e responsabile, lui è in delicato equilibrio e basta un nulla per farlo cadere in un precipizio. Io credo che il personaggio che io interpreto faccia da fulcro a questa storia che è interpretata magistralmente da questi due ragazzi.
Nicolas Vaporidis: La lotta tra bene e male, secondo me, è all’interno degli stessi personaggi. Diego è un piccolo criminale di periferia, ma sa anche amare. Il Primario è anche un padre tenero, non è sicuramente un buono, ma c’è una lotta anche dentro di lui. In Diego e Asia questo aspetto è più evidente: potenzialmente potrebbero essere dei bravi ragazzi, ma i fatti prendono il sopravvento. Anche gli amici di Diego fanno cose non corrette, ma non sono né dei mostri, né dei santi. Sono complessi.
GF: Secondo me è cruciale l’ultima frase del Primario. Spiega una verità: io che sono ricco ho la possibilità di avere avvocati e la farò franca; tu sei un poveretto e andrai dentro. Se date un’occhiata alla cronaca del nostro paese, è evidente che questo corrisponde a verità. Questa frase arriva alla fine di una storia che, non dimentichiamoci, è una fiction. Non propone rimedi, vuole solo raccontare una storia. C’è qualcosa intorno a noi che non funziona. Questo è uno spaccato di quello che non funziona.
La scena del ponte è aperta a vari finali…
GF: Da autore di thriller il mio terrore è che raccontino il finale.
MM: Quella del ponte era una bella scena in fase di scrittura, ma sul finale non abbiamo mai avuto dubbi. Volevamo quello più emotivamente coinvolgente e, se vogliamo, anche quello che lascia una speranza. Il bene, nella figura di Asia, sta lì a ricordarci che esistono momenti felici. Noi siamo sceneggiatori prima di tutto, quindi l’idea di un finale prevedibile ci fa orrore.
Fausto Brizzi: Avevamo già fatto esperienza di film corali e funzionava molto dare un colore anche a chi aveva una sola battuta. Su questo ci siamo sforzati. Questo è un film costellato di morti, dovevano essere dei punti emotivi, altrimenti diventavano morti gratuite. Abbiamo cercato di far amare ogni personaggio in modo che poi dispiacesse vederlo ucciso. Ogni attore che ha fatto una posa, spesso lo ha fatto per amicizia, visto che ognuno di loro vale molto di più di quello che lo abbiamo pagato.
Dario Cassini, dopo un po’ che non ti vedevamo, ci fai la sorpresa di presentarti in una veste del tutto nuova…
Dario Cassini: Sono stato agli arresti domiciliari fino alla settimana scorsa! (ride) Credo che la scommessa sia vinta. Se tu intraprendi una serie di inanellamenti , anche se hanno successo, è come se tu avessi tatuato un ruolo addosso. Per fortuna esiste l’incoscienza di giovani autori che ti vedono bene in ruoli diversi. Peraltro sono ruoli indubbiamente impegnativi: Nicolas ha perso peso, Carolina era talmente entrata nel personaggio che piangeva alla spina. (tutti ridono) Giorgio e io dopo il film ci siamo rasati a zero barba e capelli perché ci sentivamo sporchi. Lavorare con loro è una benedizione: anche da fermo, riescono ad esaltare la tua personalità. (Rivolto a Carolina) Io poi sono innamorato di questa donna, umanamente e artisticamente!
Carolina, il tuo ruolo è difficile ed emotivamente impegnativo, una bella differenza da quello che avevi in Notte prima degli esami – oggi…
Carolina Crescentini. Non so dire se uno dei due sia stato migliore, è stato bello fare entrambi. Azzurra era leggera, mi faceva sentire allegra; Asia me la portavo a casa. È stata una costante immersione emotiva. Comunque devo dire che ai provini ho fatto la spalla a Dario e lui il personaggio lo ha centrato subito!
DC: A questo punto bisogna citare la battuta epocale di Nicolas, il suo tormentone.
NV: Dario diceva “Io faccio il cattivo”. Io rispondevo “Tu non fai il cattivo, tu fai l’infame!”.
GF: L’infame è difficile da fare, io lo facevo in Elvis e Marilyn, la gente non andava a vederlo nemmeno se gli regalavi una macchina. Ho partecipato alla stupenda esperienza di NPDE, nel secondo purtroppo non c’era un ruolo per me, ma quando ho visto Carolina, volevo essere uno dei delfini! (ride) Scherzi a parte, a prescindere da quello che succede sul set, la cosa bella che si dovrebbe sempre verificare, è che su questo set c’era un’atosfera di partecipazione, collaborazione, proposte da tutte le parti che io raramente ho trovato con altre troupe. Credo che il successo di un film sia frutto anche di questo.
Nel film c’è la scena di uno stupro. Immagino sia stata molto dura da intepretare…
GF: Ho girato una scena maolto cruda con Carolina e devo dire che mi sono trovato unito a lei, pur essendo io carnefice e lei vittima. Ci siamo incontrati sulla stessa lunghezza d’onda. Stavamo facendo per finta quello che altrove succede davvero ed è terribile. Eravamo coinvolti. La sera, a casa, non vedevo l’ora di lavarmi. Mi sentivo sporco.
>Io ho un punto di riferimento, anche se non mi equiparo qualitativamente a lui. Ho sempre davanti agli occhi Robin Williams, un attore che fa Mrs. Dubtfire e poi l’assassino di Insomnia. L’aspirazione è quella. In questo momento della mia vita mi ritengo uno scrittore prestato al cinema e, qualora mi venisse offerto un ruolo buono, nel quale io credo, lo farei senza problemi, non ho nessun tipo di preclusione. Anche grazie al fatto che sono riuscito a interpretare due personaggi che uno è una carogna, l’altro è diabolico. Se le cose vanno in progressione, nel prossimo film sarò Hitler!
Questo la preoccupa?
In questo momento la mia preoccupazione è vedere come va il film. Spero che gli spettatori si identifichino con i ragazzi perché se si identificano con me, non voglio essere in quella salamentre viene proiettato il film! (ride)
Nicolas, com’è stato ritrovarsi sul set con Giorgio Faletti?
NV: Avendo partecipato ai due NPDE, conoscevo tutti. Mi è mancato non incontrare spesso Giorgio, ma il fatto di riuscire a fare questo film con la stessa squadra, specialmente i tecnici, mi ha fatto provare un senso di protezione e di complicità che altrimenti non so se avrei trovato. Carolina e io eravamo tesi per le scene che affrontavamo e loro hanno avuto un grandissimo rispetto del nostro lavoro. L’affiatamento ci ha aiutato molto. Questa cosa è stata importante specialmente per noi due. C’erano scene in cui eravamo provati. Spero che i progetti futuri ci permettano di continuare a cambiare ruoli, magari invertendoci tra di noi tra buoni e cattivi, scambiandoci ruoli comici e drammatici.
Marco, tu e Fausto Brizzi siete conosciuti soprattutto come autori di commedie, ma anche con questo genere mi sembra che abbiate avuto una discreta dimestichezza…
MM: Ho scritto altre cose oltre ai film comici: horror… un thriller insieme a De Cataldo… La passione per la scrittura ha fatto sì che noi non ci fossilizzassimo mai su un genere ben preciso.
Ti senti orgoglioso di questo tuo esordio?
MM: Sono veramente orgoglioso di tutti coloro che hanno realizzato questo film. In questi giorni c’è una cosa che mi ha reso ulteriolmente orgoglioso: la canzone di Buonvino, cantata da Giuliano dei Negramaro era già bellissima. Ma poi è successo che Dolores O’Riordan si è commossa dopo aver sentito la canzone e ha voluto assolutamente partecipare. L’abbiamo missata in questo weekend, finita domenica 31 settembre, perché lei era scesa a Milano apposta per noi! Questo è un sogno che si avvera per un esordiente come me.
La factory IIF sta tagliando molti traguardi. Cos’altro avete in mente?
Federica Lucisano: Brizzi sta scrivendo una commedia sentimentale di cui non dico ancora nulla; stiamo vagliando varie ipotesi di cast. Inoltre abbiamo opzionato i diritti del libro La notte di Peter Pan e saranno sempre Brizzi e Martani a scrivere la sceneggiatura. Stiamo acquisendo i diritti di altri libri e la possibilità di mettere in scena l’opera di Massimiliano Bruno, “Zero”. Siamo felici di lavorare con persone come Dario, Carolina, Nicolas, Giorgio, e tutti gli altri. Diciamo che il processo creativo è in costante evoluzione. Loro sono molto propositivi e viceversa anche noi proponiamo loro diverse cose. Il prossimo film è di Brizzi e subito dopo produrremo il prossimo Martani. In questo momento stiamo girando Questa notte è ancora nostra, con la Walt Disney Corporation.
Dario, è vero che hai desiderato tantissimo avere questo ruolo?
DC: Sarò onestissimo: quella che Marco, Fausto e gli altri mi hanno offerto è stata una possibilità alla quale non avrei rinunciato mai. Il cattivo è il cattivo. Alla fine è di lui che ti ricordi, ma il cattivoin questo film è Giorgio. Il ruolo del viscido è più rischioso, forse più complicato. Se dicessi che ci ho messo del mio, perderei la stima di chi mi vuol bene. Diciamo che ci ho messo impegno. E mi sono fidato dei consigli di Marco. Tendendo sempre a mettere molto, lui mi ha tolto, mi ha spiegato come aumentare le tensioni emotive annichilendo i movimenti del corpo. Poi c’è da dire che una parola di Giorgio e un consiglio di Carolina hanno quel peso che ti fa capire che forse stai azzeccando un ruolo. Loro mi hanno detto che sono stato un’infame, spero si riferiscano solo alla prestazione attoriale! (ride)
GF: Vorrei aggiungere una cosa contro cui mi batto da anni. In questo paese c’è una certa tendenza ad etichettare come esseri umani di serie B quelli che sono “portatori sani di comicità”. Mastella, riferendosi a Grillo, ha detto: “Come se Gordon Brown parlasse con Mister Bean. Signori, Mr. Bean fa ridere mezzo mondo, è sulla scena da anni e ha un cervello grosso così. Sottolineo: un comico fa ridere quando lo vuole lui, un politico fa ridere suo malgrado. Detto questo: togliere Cassini dalla comicità e inserirlo in un ruolo come questo, finalmente ha liberato l’italia da questo flagello! (ride)
A questo tavolo siedono persone che sono partite dal fare cinema cosiddetto “leggero”, ma poi ci sono state altre cose che ci appartengono, con cui abbiamo dimostrato che la commedia non è un genere minore, un genere di morbillo oqualcosa da cui poi stare in quarantena. Tutta la mia vita è stata costellata di cose che io non avrei potuto fare, ma che poi sono riuscito a fare. Signori, teniamo presente che La grande guerra fu etichettatto come commedia all’italiana. Ci sono autori di genere che nel tempo hanno fatto serenamente giustizia di contemporanei con ambizioni più elevate, dei quali poi si è persa rapidamente traccia.
Questo è decisamente un film di genere. Dato che in Italia film di questo tipo non si fanno da un po’, siete stati decisamente coraggiosi. Pensate che l’averlo realizzato apra la strada a molti altri progetti di questo tipo?
Marco: la cosa principale è che non si pensa a fare un film di genre perché bisogna farlo. Bisogna che la scrittura sia mirata a far appassionare il pubblico alla storia e non pensi all’ego di chi il film lo fa. Il film di genere è un meccanismo narrativo. Bisogna conoscerlo e sfruttarlo al massimo, alla fine soltanto ci si accorge che c’era una bellissima regia, una bella fotografia, ecc. Quello che deve prendere è la storia.
Spero che qualcun altro approfitti del nostro apripista, non necessariamente scimmiottando un film americano. Non si deve perdere la consapevolezza di essere qua e di dare una reinterpretazione nostrana, spero che sia un’apertuna proficua e spero di vedere altri film entusiasmanti.
L’idea di base è di un esordiente, Luca Poldelmengo…
MM: Il soggetto originale è di Luca Poldelmengo. L’ho conosciuto qualche tempo fa, alla scuola di cinema di Sentieri Selvaggi, dove ho tenuto una lezione. Lu mi ha mandato una sceneggiatura che aveva scritto e il primo di ogni mese mi chiamava per chiedermi se l’avevo letta. Io ero preso dal bailamme di NPDE – oggi e ogni volta dovevo dirgli di no. Finito il film l’ho letta e l’ho trovata straordinaria. Luca è un’esordiente assoluto, si è trovato a scrivere con noi, ma firma il soggetto da solo. Speriamo che si l’esordio di un nuovo autore.
Bravi!!!! Vi adoro!
NIKO MA 6 BELLISSIMO!!!!!!!